LE SPINE
Il muro, rigido e freddo,
s’affaccia alle tue spalle,
incatenandoti a me,
fuggire non puoi tentare.
Le nostre mani, sì,
una gabbia formano,
una prigione d’amore eterno.
Eco sfumato di desiderio,
saliva tua,
memoria che si perde nel tempo.
La mia pelle,
un tempio abbandonato,
sospirando i tuoi baci passati.
La danza dei corpi,
una melodia spezzata,
nel turbine dell’anima tormentata.
Il tuo nome, scolpito su di me,
forse già prima d’incontrarci?
Come una corda di violino,
che strida dolorosa,
un triste lamento.
Non lasciarmi naufragare
nell’abisso della Vita,
tra i rimorsi e la paura
che affliggono il cuore.